I nostri amici a 4 zampe

Epilessia canina

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Manola3
CAT_IMG Posted on 29/6/2012, 09:39




Apro questo post con questa malattia che, riguarda molto da vicino, la mia bimba a 4 zampe :(

Che cos’è una crisi epilettica?
La crisi epilettica è l’espressione, la manifestazione esterna, di un’anomalia nell’attività cerebrale. Più precisamente questa anomalia, che riguarda i neuroni della sostanza grigia cerebrale, consiste in un’attività parossistica della durata in genere di poche decine di secondi. La manifestazione esteriore di questa attività dipende dall’ampiezza con la quale il tessuto cerebrale viene coinvolto nell’attività epilettica. Ci possono essere crisi epilettiche generalizzate, con perdita di coscienza, attività motoria involontaria diffusa a tutti i muscoli del corpo, perdita di urine e feci, oppure ci possono essere crisi epilettiche parziali, durante le quali il cane mantiene il contatto con il mondo che lo circonda (anche se può fare cose insolite) e può avere contrazioni involontarie di pochi gruppi muscolari. Questo secondo tipo di crisi è il più difficile da riconoscere.
La crisi epilettica può essere preceduta dall’aura: è una fase di alcuni secondi durante i quali il cane sembra accorgersi dell’arrivo della crisi. Appare spaventato, irrequieto e cerca il proprietario.
Dopo la crisi si può verificare una sintomatologia postictale, per un tempo di durata variabile, solitamente di alcuni giorni. La sintomatologia postictale consiste in alterazioni del comportamento, come eccessiva sete, voracità, iperattività. In alcuni casi questa fase è caratterizzata da transitori disturbi neurologici evidenziabili all’esame neurologico.

Perché avvengono le crisi epilettiche?
Questa anomalia nell’attività cerebrale dipende da una disfunzione di un piccolo gruppo di cellule nervose, le quali risultano più eccitabili delle altre, si “mettono insieme” (si sincronizzano) e cominciano a mandare impulsi a ripetizione per coinvolgere nella loro attività altri gruppi di neuroni e altri ancora, fino eventualmente a diffondere l’attività epilettica a tutta la sostanza grigia. A volte il punto dove inizia la crisi epilettica è vicino ad una lesione organica o è sede di un processo patologico. Nel cervello ematomi, tumori, infiammazioni, infezioni, aree di necrosi, malformazioni, disturbi tossici o metabolici possono tutti essere associati a crisi epilettiche. In questo caso si dice che l’epilessia è secondaria o sintomatica. Ossia la crisi epilettica è il sintomo di un problema noto, come il cimurro (che è una malattia) o un antico trauma cranico che ha determinato una lesione stabile (che non è una malattia, ma è uno stato patologico) o ancora una crisi ipoglicemica. In questi casi l’epilessia non è la malattia, ma il sintomo. Il sintomo può essere oggetto di per se stesso di terapia, ma in realtà si dovrebbe (quando possibile) curare la malattia primaria.

Cos’è l’epilessia idiopatica?
Altre volte, nella maggior parte dei casi, l’epilessia del cane non è associata ad alcun disturbo organico. Questo è vero soprattutto nei cani di taglia media e grande (oltre 15 Kg) e di età media (compresa tra 1-2 e 5-6 anni). In tali animali tutte le ricerche ematochimiche e la diagnostica per immagini dell’encefalo (TAC o risonanza magnetica) danno esito negativo. In questi casi l’epilessia viene dichiarata idiopatica (epilessia idiopatica, o primaria, o vera). La parola idiopatica non è altro naturalmente che un bel modo per dire “non lo so”: cioè il cervello di questo animale ha un malfunzionamento che causa crisi epilettiche, ma che i nostri strumenti di indagine non riescono a determinare, perchè tutti gli esami fatti risultano negativi. Siccome “non lo so” a noi medici pare poco bello, allora ci siamo messi d’accordo per usare la parola “idiopatico”. Mi piace dire che, a volte, quello che è idiopatico in gennaio, potrebbe non esserlo più già in aprile. Questo per dire che “idiopatico” deve essere sempre supportato da numerosi dati a sostegno (esiti negativi di alcuni esami, razza ed età compatibili, sintomi compatibili). Altrimenti meglio dire “idiopatico, fino a prova contraria”. Ad esempio un medico che aveva a che fare con dei cani affetti da epilessia idiopatica refrattaria alla terapia antiepilettica un giorno ha deciso di provare a sottoporli alla dieta privativa: qualcuno di questi animali è guarito dall’epilessia “idiopatica”, che al limite si sarebbe dovuta chiamare su base allergica.

Come si comporta l’epilessia idiopatica?
L’epilessia idiopatica, come già detto, prevale nel cane oltre i 15 Kg di peso e di età compresa tra i 2 e i 5 anni (con un'estensione tra 1 e 6 anni). Ciò vuol dire che in genere la prima crisi epilettica si manifesta all’interno di questa fascia di età. Naturalmente però, poiché stiamo parlando di dati medi, non è detto che non si possa diagnosticare l’epilessia idiopatica anche in un cane di 11 mesi o di 7 anni, o che abbia un peso inferiore ai 15 Kg.
Ci possono essere crisi isolate, che capitano una volta nella vita. In quel caso non si parla di epilessia. Nell’epilessia idiopatica le crisi si ripetono, più o meno a cadenza costante, per molti anni consecutivi, spesso per tutta la vita. In genere tra la prima e la seconda crisi passa almeno un mese. Tra una crisi e l’altra il cane è perfettamente sano e normale, ma naturalmente immediatamente dopo la crisi il cane può avere le alterazioni del comportamento e dell’esame neurologico di cui già detto, riferibili al periodo postictale. Con il tempo le crisi si possono ravvicinare, distanziare, intensificare o ridurre di intensità. La sintomatologia insomma si può modificare con il tempo perché il cervello è un sistema plastico, che si adatta e che cambia insieme a tutto il resto del corpo.

Diagnosi di epilessia idiopatica
Come già anticipato tutto quello che finisce per “idiopatico” meriterebbe molti esami e test atti ad escludere qualsiasi altra malattia compatibile con i sintomi. Il cane ideale per ricevere la diagnosi di epilessia idiopatica è un cane di media taglia, un giovane adulto perfettamente normale alla visita, con un profilo ematologico e biochimico nella norma ed eventualmente con una diagnostica per immagini dell’encefalo negativa. Poiché questo tipo di indagine richiede che il cane venga sottoposto ad anestesia generale ed ha un costo abbastanza alto (tra i 250 e i 400 euro), è accettabile sorvolare su questo aspetto della diagnostica quando tutti gli elementi clinici e anamnestici convergono verso la diagnosi di epilessia idiopatica. Allora si può dire: se il decorso rimane abbastanza costante e se non compaiono sintomi neurologici, visto che gli esami del sangue sono normali e che alla visita è tutto nella norma, possiamo tenere in sospeso la diagnostica per immagini (TAC o risonanza) per farla eventualmente in seguito, se qualcosa dovesse andare diversamente da come ci si aspetta. Questo è un buon discorso, sensato, che permette al cliente di decidere consapevolmente se fare o no l’esame.

Curare l’epilessia idiopatica.
L’epilessia va curata come ogni altra malattia. Di solito si comincia a somministrare il fenobarbitale partendo da un dosaggio di 2,5 mg/kg due volte al giorno. Dopo due settimane dall’inizio del trattamento si deve dosare la fenobarbitalemia. Il dosaggio del farmaco nel sangue serve per sapere quanto del farmaco che viene dato per bocca arriva effettivamente nel sangue, ossia se la posologia usata è corretta: ci sono cani nei quali per avere una fenobarbitalemia adeguata (30-35 microgrammi su ml di sangue) sono necessari dosaggi orali di fenobarbitale quadrupli rispetto a quelli che basterebbero ad altri soggetti.
Se la fenobarbitalemia è sotto il limite terapeutico, allora si aumenta un po’ il dosaggio orale, si aspettano due settimane e poi si ripete l’esame, fino a trovare la posologia adatta. La fenobarbitalemia poi verrà ricontrollata un paio di volte all’anno, se va tutto bene, oppure al bisogno se dovessero ricomparire le crisi.
Se la fenobarbitalemia è nell’intervallo terapeutico ma il cane continua ad avere crisi epilettiche, allora si aggiunge il potassio bromuro. Anche questo farmaco andrà poi dosato nel sangue, ma solo dopo circa 3 mesi dal suo inizio, perché impiega molto più tempo, rispetto al fenobarbitale, a raggiungere un livello stabile nell’organismo.
Vi sono altri farmaci per la cura dell’epilessia, ma questi due sono i più comuni.


Curare la crisi epilettica nell’emergenza.
Il diazepam (Valium) è indicato quando il cane, per un motivo o per l’altro, ha una crisi epilettica. La soluzione iniettabile va tenuta sempre in casa e somministrata per via rettale o per via orale il prima possibile quando comincia la crisi, ma naturalmente se questo non è possibile la somministrazione può essere fatta durante la crisi o, al limite, anche se fosse già finita. A seconda del momento in cui si riesce a somministrarlo, il diazepam serve ad evitare la crisi, oppure ridurla di intensità e durata, e ridurre di intensità e durata il periodo postictale. Il dosaggio va da 0,5 a 2 mg/kg. Durante la crisi epilettica è importante trattenersi dall’urlare e dallo scuotere l’animale, come per cercare di farlo tornare in sé, ma al contrario va assicurato attorno a lui un ambiente il più possibile silenzioso e in penombra e va somministrato il valium.


A chi è destinata la terapia anticonvulsivante?
A tutti i cani epilettici che abbiano avuto almeno tre crisi epilettiche distanziate da un periodo interictale inferiore alle quattro settimane. In questi animali gli svantaggi della terapia sono ampiamente colmati dai vantaggi, cioè ne vale la pena.

A chi non è destinata la terapia anticonvulsivante?
Non è indicato iniziare il trattamento in un cane che ha avuto una sola crisi epilettica nella vita, o nel quale le crisi si verificano ad intervalli di tempo superiori alle quattro settimane. A questa regola generale vi sono alcune eccezioni. Ad esempio se un cane ha crisi molto distanziate nel tempo ma “a grappolo” (quindi potenzialmente molto pericolose), allora la terapia è indicata ugualmente.

Quali sono gli svantaggi della terapia anticonvulsivante?
Ogni terapia ha degli svantaggi. In questo caso si tratta da parte del proprietario di sostenere un costo (moderato) per i farmaci e per i dosaggi ematici e di spendere del tempo per somministrare al cane le medicine. Il costo per il cane è rappresentato dal rischio modesto di effetti collaterali: questi possono essere una certa sedazione o debolezza, per lo più legata all’eccessivo dosaggio, l’alterazione di alcuni parametri biochimici e ormonali con poco o nessun effetto sull’animale e infine l’aumento di peso.

Quali sono i vantaggi della terapia anticonvulsivante?
Il vantaggio naturalmente risiede nel controllo delle crisi. Questo determina un notevole abbassamento del rischio che il cane epilettico vada incontro alle complicanze più gravi: deficit neurologici permanenti, stato epilettico, morte. Inoltre indubbiamente si verifica un miglioramento della qualità di vita dell'animale e, nel tempo, anche la possibilità di guarire completamente dall'epilessia e non avere più bisogno di farmaci.
Per quanto riguarda il proprietario il vantaggio di usufruire di un buon controllo farmacologico della malattia riduce l'ansia e lo stress riguardo la possibilità che l'animale vada incontro a crisi nei momenti più disparati e inoltre minimizza o azzera i costi sostenuti per visite e terapie d'emergenza presso i Pronto Soccorso Veterinari.

Per quanto tempo si devono somministrare i farmaci?
Generalmente per tutta la vita. Tuttavia, se il cane dopo la terapia rimane libero da crisi per almeno un anno consecutivo, si può tentare molto gradualmente di ridurre i farmaci fino a sospenderli. Questa riduzione richiede un tempo di 6-12 mesi.

Quante probabilità di successo ha la terapia?
L’obiettivo minimo della terapia anticonvulsivante è di aumentare del 50% il periodo di tempo che mediamente trascorre tra una crisi e l’altra, mentre il massimo obiettivo raggiungibile è la scomparsa delle crisi. Nel cane si raggiunge un buon controllo della malattia (scomparsa delle crisi o importante allungamento del periodo interictale) in circa il 70% dei pazienti trattati con fenobarbitale, mentre per il 10-15% dei casi il controllo adeguato della malattia viene ottenuto solo con la combinazione di fenobarbitale e potassio bromuro. Questa combinazione si associa spesso, nei cani del tutto resistenti alla terapia con solo fenobarbitale, alla completa remissione delle crisi.
Soltanto il 15% dei cani risulta completamente refrattario alla terapia. Questo vuol dire che, se la cura è corretta, è molto più probabile che il proprio cane smetta di avere crisi, piuttosto che il contrario. Ossia: se il vostro cane ha crisi epilettiche, nonostante stia facendo una terapia, tra tutte le varie possibilità, quella più probabile è che la terapia non sia corretta, non che il vostro cane sia refrattario.
 
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CAT_IMG Posted on 11/8/2012, 13:40
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Ottima guida!
 
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Angel Jr.
CAT_IMG Posted on 26/11/2012, 01:34




Ottima guida veramente.. Ogni volta che leggo o sento parlare di epilessia mi viene da piangere,inevitabilmente. Il mio cucciolotto di 5 anni mi è stato portato via da questa orrenda malattia..
 
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2 replies since 29/6/2012, 09:39   79 views
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